lunedì 22 dicembre 2014

26. Sipario

La nebbia.
Zero entrava senza bussare.
La radio squittiva.
Lio rispondeva.
“Sono tanti...”

"Coraggio ragazzo..."
Il torpore rendeva ogni cosa indistinta.
"Forza. Ne hai passate di peggio."
Lio socchiuse gli occhi. Riusciva a distinguere una luce, ma niente di più.
"Su. svegliati. Fai il bravo. Ecco."
La voce di Derek lo stava gradualmente risvegliando.
"C-che succede?" balbettò Lio, stordito.
"Partiamo con le cose positive: hai sfondato il naso e un'arcata sopraccigliare del soldato che ci stava sparando. Devi aver accumulato un bello stress nel tuo periodo di assenza, per sfogarti così. Il tizio è morto in pochi minuti, non ci darà altri fastidi."
"Dove sono? D-dove mi trovo?" continuò a chiedere: aveva sognato Nidhogg, per l'ennesima volta, ed ora non riconosceva l'ambiente che lo circondava.
"Siamo in una stanza dell'incrociatore. Subito dopo aver sfogato i tuoi istinti da bullo, sei svenuto. Credevamo stessi per lasciarci le penne. Elysa mi ha detto che hai passato svariati giorni senza mangiare ne dormire, perciò ho provveduto a, diciamo, rifocillarti, eheheh."
"Dov'è Elysa?"
"Sul ponte di comando. Sta tentando di tenere in rotta questa bagnarola."
Lio stava riacquistando lucidità "Siamo partiti? Ce l'abbiamo fatta?"
"Sì e no. Partire a razzo è stato un bel colpo per toglierci dai piedi quell'ammasso di steroidi, ma ha fatto danni serissimi a tutta la nave. Molte funzioni sono saltate e molte aree inaccessibili...in pratica stiamo andando a pedali. Elysa sembra abbastanza contrariata, ti sconsiglio di stare nella stessa stanza con lei per le prossime ore."
Lio si sedette sul bordo del lettino, portandosi le mani alla testa. Qualunque cosa gli avesse dato Derek, gli stava procurando un'emicrania.
"Ce la faremo a tornare a Nidhogg?"
"Se tutto resta in queste condizioni, sì. Ci vorrà tempo, ma ce la faremo."
Lio notò che il tono di Derek non era affatto sicuro "C'è qualche problema?"
L'Alchimista sospirò "C'è un motivo se non ho mai tentato la fuga in tutti questi anni Lio; quando fuggi, poi ti danno la caccia, e quando ti trovano, ti uccidono. Ecco vedi...noi siamo fuggiti."
Lio deglutì "Temi che il Magistrato voglia continuare a cercarmi?"
"Lo dovresti conoscere ormai" rispose Derek con un amaro sorriso "Smetterà mai di cercarti?"

La previsione si avverò.
Lio ed Elysa stavano dormendo quando Derek lanciò l'allarme.
"Altri Incrociatori! Una piccola flotta, dietro di noi!"
Lio sentì il sangue gelarglisi nelle vene.
"Cosa facciamo?" chiese Elysa, aggirandosi nervosamente tra i quadri comandi "Non possiamo andare più veloce di così, le batterie di laser sono inservibili così come il cannone frontale...che ci resta da fare?"
Derek si abbandonò con le spalle alla parete, portandosi le mani sul viso "Siamo spacciati. È finita."
Lio fissò il pavimento, apatico. Per quanto si sforzasse, non riusciva a immaginare una soluzione. Non c'era alcuna via d'uscita.
Chiuse gli occhi e si rassegnò: non sarebbe mai tornato su Nidhogg vivo.
Ma decise comunque di non arrendersi.
Si voltò e raggiunse il cadavere del Marine, che nessuno si era preso la briga di spostare. Raccolse il fucile e controllò i colpi: un caricatore semivuoto, ed un altro pieno di proiettili.
"Che stai facendo?" chiese Elysa.
"Ha ragione Derek" rispose Lio "È finita. Non tornerò mai a casa, morirò qui. E se devo morire, voglio farlo sparando addosso al mio nemico, anziché aspettare di bruciare."
Elysa rimase a bocca aperta, attonita.
"Cosa vuoi fare?!" chiese Derek, esterrefatto.
"Appena saranno vicini, esco e gli sparo. Semplice." concluse Lio.
"Vuoi uscire nello spazio aperto? Morirai in pochi decimi di secondo!" tentò di riportarlo alla regione l'Alchimista.
"Immagino che ci siano delle tute spaziali a bordo di questo rottame. Userò una di quelle per lanciarmi sulla flotta nemica. Nel migliore dei casi riuscirò a prendere la mira sul Magistrato, nel peggiore lui raccoglierà i miei resti."
"Ti punteranno addosso tutto quello che hanno, non sopravviverai nemmeno il tempo di contare quanti sono."
"Ma loro guarderanno me. E voi avrete il tempo di prendere una navetta di salvataggio e volare il più lontano possibile."
"Non sappiamo nemmeno se le navette funzionano..."
"Se non funzionano, siete morti." concluse Lio "Perciò fatele funzionare."
Elysa si fece avanti, balbettando. "L-Lio...non..."
"Non ho un posto dove tornare. Non c'è nessuno ad aspettarmi, Elysa. È giusto che finisca così."
Elysa pensò a come dissuaderlo, a covincerlo che ci fosse un altro modo, ma lei stessa non riusciva a pensare ad un'alternativa. Sospirò, tremante.
"Va bene, Lo faremo."

lunedì 15 dicembre 2014

25. Decollo

"Lo sai pilotare questo bestione?" chiese Lio, varcando la soglia della sala comando.
"Più o meno" rispose la ragazza, osservando con attenzione i vari pannelli di pulsanti, leve e spie lampeggianti sparsi ovunque per la stanza.
"Sai che pilotare più o meno bene un incrociatore potrebbe renderci più o meno morti, sì?" chiese Derek, sarcastico.
"So quello che serve per far alzare questa carretta e direzionarla dove preferiamo, ma niente di più" proseguì Elysa, ignorandolo "Non saprei attivare le batterie laser, ne altre armi installate. Per fare quello servirebbe un equipaggio numeroso e specializzato..."
"Non importa" tagliò corto Lio "Puoi riportarmi a casa?"
Elysa armeggiò con un pannello sul quale scorrevano fiumi di numeri. Dopo qualche secondo, sul monitor apparve quella che pareva essere una mappa dei sistemi solari limitrofi.
"C'è ancora la rotta. Possiamo seguirla a ritroso." rispose Elysa, sospirando. "Sì. Ce ne torniamo a Nidhogg."
Neppure il tempo di sentirsi sollevato per la buona notizia, e subito un fragoroso tintinnio riecheggiò su tutte le pareti della stanza: colpi d'arma da fuoco. Erano sotto tiro.
I tre fuggitivi si buttarono a terra, riparati dai pannelli di comando a isola sparsi per la stanza. I colpi che avevano sentito poco prima presto si  trasformarono in una tempesta di proiettili.
"Dannazione!" urlò Elysa. Lungo il tragitto che li aveva condotti alla sala comandi, avevano perlustrato per quanto possibile la nave, trovandola deserta; tuttavia era impensabile rastrellare la nave da cima a fondo, e quindi chi li stava bersagliando doveva essere sfuggito alla loro cauta ricerca.
Lio si frugò le tasche: mentre passavano di stanza in stanza, Elysa cercava persone, mentre Lio cercava armi. Tutto ciò che aveva trovato erano due pistole ed un solo caricatore, ma in quella situazione era meglio di niente.
Divise i proiettili con rapidità e maestria, poi passò una pistola ad Elysa. Dopodiché, entrambi si misero in copertura, pronti a rispondere alla pioggia di fuoco che proseguiva ininterrotta.
"Quanti sono?" urlò Lio, per sovrastare il frastuono dei colpi che tintinnavano ovunque per la stanza.
"Solo uno credo" rispose Elysa "Ma sembrerebbe ben armato"
Per un attimo, Lio credette di essere di nuovo a casa. Su Nidhogg, trincerato dietro ad un muretto, bersagliato dal clan rivale di turno, e Fil, Zero, Charlie o Pac a coprirgli le spalle.
Gli fu difficile trattenere un sorriso, ripensando a quei momenti.
La pioggia di fuoco cessò per un istante; Lio fece capolino, e vedendo il grande e grosso soldato intento a ricaricare il suo fucile, non perse tempo e fece fuoco, centrando il nemico alla spalla. Il soldato lanciò un urlo, più di rabbia che di dolore, ed arretrò nel corridoio d'ingresso, riparandosi.
"L'hai preso!" si complimentò Derek, raggomitolato nel suo nascondiglio.
"Sì, ma questi soldati sono tosti. Non basterà." rispose Lio, spiando con cautela sopra la propria copertura: intravide l'avversario intento a fabbricarsi una fasciatura di fortuna, strappando un lembo della propria maglietta.
"Puoi chiudere le entrate della nave prima che quel bisonte chiami i suoi amici?" chiese Lio, riflettendo sulla situazione.
"Sì, è piuttosto semplice" rispose Elysa, facendo mente locale.
"Bene, cominciamo da lì. Io intanto ti copro."
Elysa eseguì quanto richiesto, e in pochi attimi l'interno della nave era isolato. L'unico problema rimasto era il Marine, da affrontare con poche armi e ancora meno colpi a disposizione.
Lio si concentrò: dovevano per forza sfruttare l'ambiente interno per trarre dei vantaggi e controbilanciare la potenza di fuoco del nemico.
Ma certo. Siamo su una nave spaziale, che si fa con le navi spaziali?
"Come funziona il decollo?" chiese alla ragazza.
"Cosa?"
"Come funziona. Qual è la procedura?"
"Ci si alza in volo stazionario e una volta raggiunta una certa quota si avviano i reattori al massimo per raggiungere lo spazio aperto...come con tutte le navi, perché?"
"Lascia perdere la prima fase" concluse Lio "quando te lo dico, fai partire i reattori e accelera al massimo. Poi punta in alto per andarcene dal pianeta."
"Ma abbiamo l'intero campo terrestre davanti all'astronave! Sfasceremo tutto!"
"E allora? Questa è una nave da guerra, cosa vuoi che siano una o due strutture di lamiera."
"Non sono di lamiera, sono di metallo antiproiettile! E magari un Incrociatore di ultima generazione potrebbe farcela, ma questa vecchia bagnarola ne uscirà a brandelli! Non ce la faremo mai!"
"Sì invece" rispose Lio, poggiandole una mano sulla spalla "Fai quello che ti dico, filerà tutto liscio."
Elysa scosse la testa. "Avevo ragione. Sei pazzo."
La scarica di proiettili riprese, e stavolta Lio si impegnò per rispondere degnamente. Ben presto, però, i colpi finirono.
"Elysa!" urlò Lio, gettando la pistola nel corridoio.
"Ci sono, ci sono!" rispose affannata lei, affrettandosi a sistemare tutti i preparativi per il decollo. "Quando vuoi possiamo partire!"
"Bene, aspetta il mio via poi tieniti forte! Tu Derek resta dove sei!"
"Non chiedo di meglio! Eheheh!" ridacchiò l'Alchimista rannicchiato nel suo nascondiglio.
Il Marine, resosi conto che dall'altra parte non avrebbero più sparato, ringhiò di rabbia. Imbufalito, scattò in avanti, correndo attraverso il corridoio.
Lio attese che si avvicinasse il più possibile.
"ORA! VAI!"
Elysa prese con entrambe le mani la leva di accelerazione e la portò tutta in avanti.
In pochi attimi, i reattori generarono una spinta tale da dilaniare i sostegni sui quali l'Incrociatore era posato. In pochi secondi l'accelerazione era sufficiente per slanciare l'astronave in avanti e farle abbattere tutto ciò che si trovava sul suo cammino, dagli edifici, ai Fiori Arborei, fino anche ai soldati e tecnici rimasti a terra.
Dentro la nave, Lio, Derek ed Elysa rimasero schiacciati contro i rispettivi ripari, tale era la spinta ricevuta.
Il Marine, non avendo ne ripari ne appigli, semplicemente volò via.
"Tiralo su! Tiralo su!" urlò Lio a Elysa.
La ragazza, con tutte le sue forze, si slanciò sul pannello di comando e tirò una leva: simultaneamente l'incrociatore si impennò, dirigendosi verso il cielo. In pochi attimi lasciarono l'atmosfera.
Elysa stabilizzò la corsa dell'incrociatore, in modo da potersi muovere liberamente.
Non appena fu in grado di alzarsi in piedi, Lio si precipitò addosso al marine; il soldato era sdraiato a terra, con la testa sanguinante a causa dell'impatto subito.
Lio si avventò su di lui, tempestandolo di pugni.
"Sei finito stronzo! Muori! Muori! Muori!"
Ad ogni colpo, alternava un urlo.
"Muori! Muori! Muo..."
Si interruppe: la nave stava vorticando attorno a lui, come se avesse perso il controllo.
Un attimo dopo, Lio perse i sensi.

lunedì 8 dicembre 2014

24. Controllo

"Sei pazzo."
Elysa lo ripeteva ad ogni svolta, tra i corridoi dell'astronave.
"Sei pazzo."
Si fermavano ad ogni angolo, col cuore in gola per la paura che potesse apparire un Marine armato da un momento all'altro.
"Siamo soli, disarmati, senza idee, c'è un esercito che ci cerca, e noi dove ci nascondiamo? Nella loro base. Tu sei pazzo. Sei completamente pazzo."
"Mi rendo conto che continuare a punzecchiarmi sia un bel modo di scaricare la tensione, ma potresti farlo in un altro momento?"
Lio aveva passato diverso tempo su quell'Incrociatore, ma non aveva mai avuto modo di esplorarlo tutto. La zona in cui si trovavano gli era sconosciuta, e non avrebbe saputo orientarsi: il primo obiettivo da raggiungere era il laboratorio di Derek, per assicurarsi che stesse bene.
"Sapresti guidarmi fino al laboratorio da qui?" chiese Lio.
Elysa si guardò attorno, affannata "Direi di sì." si chinò e si abbracciò lo stomaco "Dammi solo qualche secondo."
"Che hai?" chiese Lio.
Elysa esitò "...niente."
"Come niente? Non dirmi balle. Sei ferita?"
"No, ti ho detto che non è niente. Lascia stare."
Lio iniziò a preoccuparsi "Non siamo in una situazione facile, Elysa. Non possiamo prendere niente alla leggera. Mi vuoi dire che hai?"
Elysa lo fissò indispettita, non gradendo l'insistenza "Ho un piccolo problema femminile. Lasciami respirare un attimo."
Lio non capì "Che genere di problema?"
Elysa si innervosì ancora di più. Le sue guance arrossate tradirono una nota di imbarazzo.
"Cosa vuoi che sia, specie di cavernicolo? Mi fa male la pancia, lasciami riprendere."
"Il mal di pancia è un problema femminile? E da quando?"
Elysa ormai era furibonda "Ma sei scemo? Non ci sono donne da dove vieni tu?"
"Poche, e poco inclini al dialogo" Lio ebbe un'improvvisa reminiscenza "Ma per caso sanguini?"
"Se proprio la vuoi mettere in questi termini, sì! È quello il problema."
"Quante storie" si scrollò le spalle Lio, rassicurato sull'entità del problema "Dalle mie parti le donne lavoravano sette giorni su sette, sangue o non sangue. Beccarne una nel periodo era un vero schifo. Quello schiavista di Samir le faceva picchiare se si lamentavano; se invece non sanguinavano più, per non rischiare le freddava con un colpo in testa e buttava via il cadavere."
Lio percepì un forte colpo alla testa. Una frazione di secondo più tardi, il pavimento era appiccicato al suo naso.
Sollevò lo sguardo, e capì che la sua compagna lo aveva steso con un pugno alla nuca.
"Ma che ho fatto?" si lamentò Lio, dolente.
"Sei un mostro, ecco che hai fatto." Elysa sembrava disgustata "E io mi ritrovo pure a seguirti..."
Lio si rialzò, scuotendo la testa, mentre la ragazza faceva strada verso il laboratorio.

Le porte del laboratorio erano chiuse, ma la serratura non aveva segreti per Elysa.
"Sai che se non è qui..." disse la ragazza, mentre le porte si aprivano.
Lio non le rispose ed entrò. I suoi nervi erano a fior di pelle.
"Derek?"
Nessuna risposta.
Lio raggelò; chiudendo gli occhi, tentò di scacciare il tremore che lo stava assalendo.
"Derek, sei qui?"
Di nuovo, silenzio. Di Derek nessun segno.
Lio non resse più, e andò nel panico.
"DEREK!" si mise ad urlare, buttando a terra gli strumenti da sopra i banchi da lavoro "DEREK! BASTA!"
Elysa provò a fermarlo, afferrandolo da dietro "Ma che cazzo fai? Vuoi che ci trovino?"
Lio li lasciò andare alla presa della ragazza.
"Basta...basta..."
Elysa non riuscì a sostenerlo, ed entrambi scivolarono a terra "Lio! Riprenditi!"
"Basta...b-basta..." balbettava Lio, con espressione vuota. Aver perso l'ennesimo compagno stava causando uno shock alla sua psiche già pesantemente provata.
"Mmmmmmmh"
Un mugugno indistinto emerse da un banco, in fondo al laboratorio.
"Derek!" esclamò Lio, in preda allo stupore mentre si alzava in corsa per raggiungere la sorgente di quel lamento.
Trovò Derek, sdraiato a terra. Le prime cose che notò furono il viso rigonfio e un occhio nero, segni di un probabile pestaggio.
"Derek! Maledizione, hanno fatto pagare a te per me!" continuò a urlare Lio, affranto.
Solo in quel momento si accorse dell'espressione beata dell'Alchimista, che se ne stava sguaiatamente disteso con la lingua di fuori. E soprattutto, con una bustina di polvere gialla aperta a pochi centimetri dal naso, sporco della stessa sostanza.
La preoccupazione di Lio si tramutò in irritazione "Ma...Brutto vecchio ubriacone! Io mi preoccupo per te e tu te la spassi?"
Derek non parve sentirlo, mentre un filo di bava colava dal lato della sua bocca.
"Dannato vecchiaccio." borbottò Lio, mentre frugava nel suo camice. Elysa intanto lo aveva raggiunto.
"Che ha? Sta male?" chiese la ragazza.
"Ora lo sistemo io." commentò Lio, estraendogli dalla tasca una siringa carica di Hub Zero.
Un secondo dopo, l'iniezione era stata fatta.
Due secondi dopo, Derek schizzava in piedi con una piroetta.
"EHYYYYYYYYYYYYYYYY!" esclamò, con la sua classica espressione da psicopatico felice "Che c'è di nuovo?"

lunedì 1 dicembre 2014

23. Missione

Lio ed Elysa uscirono di corsa, tenendo gli occhi bene aperti. Il campo si sera svuotato quasi del tutto in pochi minuti, e gli sparuti Marine rimasti erano troppo indaffarati per prestare loro attenzione.
"La nave del Magistrato si trova nella zona dello spazioporto, immagino." constatò Lio.
"Di certo non l'hanno parcheggiata in cucina." concordò Elysa, sarcastica.
La coppia si diresse così verso la zona da cui le navette militari si stavano levando in gran numero: come avevano inteso ascoltando i discorsi tra i soldati che li tenevano in custodia, l'esercito aveva avviato una rapida operazione di attacco agli Zerg, gli stessi alieni che avevano ucciso Teraskul e con ogni probabilità tutti i Protoss superstiti all'esplosione nucleare.
Il sole si avviava verso il tramonto. Lerad, la grande luna del pianeta, si era spostata dall'orizzonte, permettendo al grande astro di quel sistema di tramontare normalmente, anziché eclissarsi. Ciò aveva allungato il giorno di qualche ora.
Erano successe un sacco di cose, durante quel ciclo solare: poco dopo il tramonto erano stati rapiti da Taxanok, ed ora che il sole si avviava ad un nuovo crepuscolo i Protoss erano diventati loro alleati, per poi essere spazzati via.
Quanto tempo è passato? Quanto dura un giorno qui? Si chiese Lio. Era molto stanco, non dormiva
da tanto. Non aveva tenuto il conto non avendo orologi o altro, ma da almeno 50 ore non aveva avuto il tempo di chiudere occhio.
Ma non era il sonno a preoccuparlo.
Non prendo Hub da troppo tempo. Presto andrò in astinenza.

Lo spazioporto era ormai disabitato, proprio come la zona della fanteria: alcuni addetti ai lavori qua e là avviavano le operazioni di partenza degli ultimi mezzi di supporto. Un simile spostamento di uomini e mezzi poteva significare solo un attacco su larga scala, ma non era importante: ciò che contava era lo svuotamento del campo terrestre, a tutto vantaggio di Lio ed Elysa.
Solo una zona al limite del campo brulicava di attività: l'incrociatore del Magistrato era visibile anche da lontano, poiché si trovava su di una altura, e le attività di manutenzione dell'equipaggio a terra risuonavano chiaramente tra gli edifici del campo semivuoto.
Lio ed Elysa si avvicinarono con cautela, e sfruttarono un cumulo di materiali collocati vicino all'incrociatore per nascondersi e studiare la situazione: l'equipaggio era composto da almeno un centinaio di persone, tra soldati, piloti e addetti alla manutenzione. Tutti quanti si trovavano al di fuori dell'astronave, chi per lavorare, chi per svagarsi e godersi un po' di aria aperta prima di ripartire per l'ennesimo viaggio spaziale.
Tra la folla spiccava un'alta tenda, che doveva trattarsi di una sorta di Quartier Generale a terra. Il Magistrato doveva trovarsi lì.
"Allora grande capo? Ce l'hai il piano?" domandò Elysa.
Lio non rispose. Concentrato sulla situazione, stava valutando tutte le opzioni.
Il Magistrato era a pochi passi, ma troppo protetto per essere avvicinato. Si sarebbe potuto creare un diversivo per distrarre i soldati e poi colpire l'obiettivo, ma, anche ammettendo di riuscire nell'intento, fuggire subito dopo sarebbe stato impossibile.
Lio si concentrò su altro: Derek non era in vista. Questo apriva due possibilità: o lo avevano fatto fuori credendolo complice nella fuga degli altri prigionieri, o era ancora rinchiuso nel suo laboratorio. Sperò con tutto il cuore che si trattasse della seconda ipotesi.
Qualunque piano volesse realizzare, Lio aveva bisogno di un diversivo; tutti quei marine sparpagliati attorno all'incrociatore impedivano qualsiasi possibilità d'azione, quindi la prima cosa da farsi era riuscire a toglierli di mezzo.
Miracolosamente, un soldato che correva trafelato verso la tenda centrale risolvette il problema.
Pochi istanti più tardi, il Magistrato uscì, paonazzo e furibondo come non mai.
"TROVATELI!" sbraitò "TROVATE IMMEDIATAMENTE QUEI VERMI! TUTTI GLI UOMINI SI MUOVANO E SETACCINO IL CAMPO! TROVATE QUEI MALEDETTI BASTARDI!"
L'intero equipaggio, sbalordito, piombò in silenzio. Un secondo più tardi, più di tre quarti di loro si precipitò in direzione del centro del campo terrestre.
"È la nostra occasione" esclamò Lio "Entriamo là dentro!"
"Cosa? Che hai in mente?" chiese Elysa.
"Prendiamo l'Incrociatore. Ce ne andiamo da qui."