lunedì 27 ottobre 2014

18. Patto


"Sei entrato nella mia testa..."
"Sì. Ho dovuto farlo."
Lio e Teraskul si trovavano ancora faccia a faccia, al centro della città d'oro e cristallo, attorniati da diversi soldati Protoss che assistevano stupiti alla scena.
Eppure, rispetto a pochi secondi prima, la situazione era radicalmente cambiata.
"Se tu fossi stato una spia" spiegò il Templare Oscuro "attraverso il tuo passato avrei capito le tue intenzioni. Un intruso può celare i suoi piani, ma non può nascondersi dai propri ricordi."
Il Protoss chinò la testa, in segno di rispetto "È un onore poter assistere alle gesta di un prode guerriero e un valido comandante come ti sei dimostrato essere, King di West Braxis."
Una parte di Lio era istintivamente terrorizzata: per qualche istante, lo sfiorò la paura che quell'alieno sconosciuto gli avesse fatto una specie di lavaggio del cervello o qualche sorta di trucco per il controllo mentale. Tuttavia, qualcosa in lui lo portava ad avere fiducia; sentiva come se il contatto che avevano avuto poco prima fosse stato reciproco, e Lio aveva in qualche modo percepito l'integrità e l'onore che permeavano lo spirito di Teraskul.
"La tua mente viaggia in luoghi oscuri" continuò Teraskul "ho sentito il peso che ti grava sulle spalle. Mi rammarico per la perdita del tuo popolo."
"Grazie, Teraskul" rispose Lio, sollevato dal non doversi più sentire sotto giudizio.
"Tuttavia, lascia che ti dia un consiglio: la rabbia è un'arma potente, ma colpisce duramente sia gli avversari sia chi la brandisce. Non lasciare che la rabbia e il desiderio di vendetta offuschino il tuo giudizio.
La reazione di Lio fu impulsiva "Le mie decisioni sono un problema mio, Protoss. Tu non sai cosa..." si interruppe, troppo tardi.
"...cosa hai passato? Sì invece, lo so. Me lo hai mostrato poco fa."
Lio distolse lo sguardo.
"Non sei l'unico, a combattere una battaglia coi propri rimorsi." Teraskul si scostò leggermente, indicando dietro di sé. Non lontano, seduto all'ombra di un palazzo rilucente, Taxanok, il cacciatore che aveva catturato Lio ed Elysa, sedeva da solo. Nonostante il volto Protoss fosse privo di espressività, era evidente che il guerriero fosse amareggiato e arrabbiato.
"Taxanok ha una storia non dissimile dalla tua, o da quella di molti altri nobili guerrieri passati, presenti e futuri." spiegò Teraskul "Molti suoi amici e validi seguaci sono periti sotto le orde Zerg e gli attacchi dei terrestri. La rabbia ha preso il sopravvento sul buon senso, e da allora viaggia di pianeta in pianeta cercando di placare la propria sete di vendetta. È un veterano, e la sua esperienza è superiore persino alla mia; potrebbe tranquillamente deporre le armi e assumere il ruolo di Esecutore o di Giudice, ma a causa della sua indomabile collera non può distaccarsi dal suo rango di Zelota."
Lio ebbe un dejavù a sentire quella parola. Una volta Parcox aveva nominato lo stesso termine, spiegandogli qualcosa. Lio si sforzò di ricordare:
Zelota...
Zel.
"Io e quello là non saremo mai amici." dichiarò fermamente Lio. Il nome di Zel derivava proprio dalla parola Zelota. Non avrebbe mai avuto un buon rapporto con qualcuno che gli ricordava uno dei suoi più acerrimi nemici.
"Tu disprezzi Taxanok ancora prima di confrontarti con lui?" chiese stupito Teraskul "Allora siete più simili di quanto entrambi vogliate ammettere."
"Che vuoi dire?" chiese Lio.
"Anche Taxanok ti odia, King di West Braxis. Se non avessi dato specifico ordine di catturarvi vivi, lui vi avrebbe trovati per uccidervi. Non gli serve una motivazione, il solo fatto di essere due umani è una colpa sufficiente a giustificare una sentenza di morte."
Poi Teraskul abbassò lo sguardo. "E anche io ero così."
Lio si ritrasse leggermente a sentire quelle parole "Vuoi uccidermi?"
"Ovviamente no, King Lio. Come ho già detto, ora sei sotto la mia protezione" lo rassicurò il Templare Oscuro "ma in passato, io come Taxanok avrei preferito porre fine alla tua vita piuttosto che interrogarti. Fortunatamente per te, ho avuto modo in passato di conoscere degli umani, che mi hanno aperto la mente e mostrato la stoltezza del mio atteggiamento guerrafondaio."
"Le persone ti cambiano la vita, già." sospirò Lio. "Per questo devo tornare a casa. Devo seppellire ciò che resta della mia famiglia."
"L'armata Protoss è qui con una missione da compiere, King Lio, e le truppe terrestri ci ostacolano. Se il tuo nemico è tra le loro fila, potremmo trarre mutuo vantaggio da un'alleanza."
"Conta su di me." accettò senza indugio Lio. Poi si voltò verso Elysa "La mia compagna è una spia eccezionale. Si è già introdotta nel campo nemico e ne è uscita senza lasciare traccia. Condivideremo le nostre informazioni con voi."
"Eccellente." concluse il Protoss, imponendo la sua mano sulle manette di Elysa, che subito caddero. "In cambio, vi riporteremo a casa. Questa è la mia promessa."
Lio provò finalmente un ormai quasi dimenticato senso di soddisfazione: dopo tante peripezie, finalmente le cose iniziavano ad andare per il verso giusto. Porse una mano da Elysa per aiutarla ad alzarsi.
La ragazza colse l'invito e si mise in piedi.
Per poi cadere a terra un istante dopo.
"Elysa?" chiese Lio, sorpreso.
La ragazza era a terra, priva di sensi.
"Elysa? ELYSA?!" cominciò a urlare Lio, buttandosi accanto a lei tentando di rianimarla.
"Per Aiur, che sta accadendo?" chiese Teraskul, con tono esterrefatto.
"È ferita!" spiegò Lio "Ha perso molto sangue, non mangia quasi niente da giorni e ha compiuto molti sforzi. È..."
Lio si interruppe. Gli occhi della ragazza erano assenti e il respiro affannoso.
"Hub!" urlò "Le serve Hub!!!"

lunedì 20 ottobre 2014

17. La Mia Vita


Il corteo di Protoss aveva estratto le lame laser ed era pronto all'assalto.
Lio iniziò a sudare freddo.
"Perché mi hai colpito in questo modo?" chiese Teraskul, fissando la propria mano.
"È-è il modo di salutarsi del mio pianeta. N-non è un'aggressione, è un segno di rispetto!" si affrettò a giustificarsi Lio. Elysa, ancora seduta a terra con le mani legate, mugolava parole indecifrabili, probabilmente rivolte al suo compagno di prigionia.
"Capisco." rispose il Templare Oscuro, levando una mano sugli altri, che subito rinfoderarono le armi. Nonostante la stazza e l'aspetto inquietante, sembrava essere ragionevole "Ti sei definito King. Sei forse il leader, là da dove provieni?"
Lio abbassò lo sguardo "Lo ero. Ormai del mio pianeta non rimane che il ricordo."
"Dunque la tua patria è in guerra. E chi è il tuo nemico? Devo considerarti una minaccia per il mio popolo?"
Lio capì che da quell'interrogatorio poteva andare del suo futuro. Se il Protoss lo avesse giudicato ostile, non sarebbe mai uscito vivo da quel campo.
"Non sei tu il mio nemico, stai tranquillo."
"Bada, terrestre" rimarco Teraskull, avvicinando il volto mascherato "Non provare ad ingannarmi. Ogni tua menzogna verrà scoperta, e se necessario punita."
Quando il Protoss parlava, Lio avvertiva uno strano fastidio, una specie di prurito su tutta la superficie del cervello.
"Non ho nulla da nascondere, tempiato."
"Templare" lo corresse Elysa.
"Sì, quello che è. Ti posso garantire che voi siete i primi Protoss che abbia mai visto in vita mia. Non ho nulla contro di te, il mio nemico è oltre la foresta." concluse Lio, indicando alle sue spalle.
"Quindi è una disputa tra umani."
"In un certo senso, sì" confermò Lio.
"Due soli e disarmati nella foresta sono un ben misero esercito da schierare contro il dispiegamento terrestre stanziato qui. La tua battaglia sarà ardua, King di West Braxis."
"Non siamo un esercito, e non siamo in guerra con tutti gli umani. Solo...noi...insomma, la situazione è più complicata di così." tagliò corto Lio.
"Molto bene. Mostrami, allora." propose il Protoss.
"...come scusa?" chiese Lio.
"Hai detto di non avere nulla da nascondere. È giunto il momento di dimostrarlo."
Il Templare Oscuro portò una mano davanti al volto di Lio. Il pizzicore mentale si intensificò, e tra la testa umana e la mano aliena iniziarono a formarsi delle piccole scariche elettriche.
Di colpo, Lio fu catapultato altrove.
Vide se stesso, poco più che ragazzino, che vomitava su un monumento in mezzo alla strada. Era una scena della sua infanzia, quando non era ancora stato portato su Nidhogg.
Era in piedi da solo, accanto al suo alter ego che rigurgitava, in preda a chissà quali postumi.
"Ma cosa..."
Nemmeno il tempo di chiedersi cosa stesse succedendo, e la scena cambiò di nuovo.
Si trovava dentro un modulo di trasporto per i prigionieri. Il suo io più giovane stava scoprendo a proprie spese che la nebbia di Nidhogg uccide i peli del corpo.
"I miei capelli!" urlò spaventato il ragazzino.
"Temo che per quelli sia troppo tardi, ragazzo." rispose una voce, fuori da modulo.
"Chi c'è là fuori?" chiese il giovane Lio, sempre più spaesato.
Una testa fece capolino dentro al modulo. "Ciao, io mi chiamo Joe. Benvenuto su Nidhogg."
Un battito di palpebre dopo, la scena era ancora diversa.
La stanza del King, al Quartier Generale.
"Sei molto bravo Lio. Sono felice che tu sia dei nostri." commentò Parcox, esibendosi in una delle sue gioviali risate.
"Parcox..." fece in tempo a sussurrare il Lio adulto, prima che lo scenario subisse un nuovo cambiamento.
Confine di West Braxis, anni dopo.
"Io ti conosco" balbettava un Lio ormai cresciuto, a mani alzate, davanti ad un Hiver Hit che gli puntava il fucile al petto "T-ti ho risparmiato l'ultima volta che..."
Il fucile del HH vomitò una scarica su Lio, trafiggendogli il petto in più punti.
Le cicatrici di quei colpi bruciarono intensamente, sul corpo dell'attuale Lio.
"LIO!" urlò Fil, correndo in soccorso del compagno, mentre l'HH fuggiva.
Di nuovo nella stanza del King.
"ANDIAMO A FARGLIELA PAGARE!" urlava un Lio convalescente, fasciato da metri e metri bende e col braccio al collo.
"E cosa dovremmo fare, scatenare una guerra?" chiese Parcox, di fronte a lui.
"Sì! Quei bastardi figli di puttana non meritano di vivere un secondo di più! Li abbiamo lasciati prosperare anche troppo!"
"Non posso mettere a repentaglio la vita di tutto il clan in una operazione del genere. Troppa gente morirebbe..."
"Troppa gente MORIRÀ se non spazziamo via subito quella minaccia! Guardami, Parcox! Non so per quale miracolo sono ancora vivo!"
"Sei troppo arrabbiato ora per prendere in considerazione tutte gli aspetti della faccenda." rispose Parcox, pacato.
"Arrabbiato? CERTO CHE SONO ARRABBIATO! Mi hanno sparato addosso!"
"Io no, sai? Non mi sento arrabbiato in questo momento. Anzi, sono felice."
"Felice?!" si sbalordì il Lio passato "come puoi essere felice per questo?"
Parcox lo strinse a sé.
"Sei vivo, maledizione. Ero convinto che ti avrei perso, maledetto idiota."
La voce del vecchio King era rotta dal pianto. Gli occhi di entrambi i Lio si riempirono di lacrime.
Nuovo salto in avanti. Appena fuori dal confine di WB.
“Sei fortunato ragazzino, ti hanno consegnato proprio sulla porta di casa.” chiese Lio ad un giovane prigioniero appena atterrato. Il giovane, pallido e tremante, era a terra inerme. Lio gli porse una mano.
“Chi…chi sei?” chiese Zero, ansimando, senza accogliere l’invito ad alzarsi.
“Mi chiamo Lio, dei West Braxis” rispose “con chi ho l’onore di parlare?”
“Mi chiamano Zero da quando ero un ragazzino.”
“Ma tu sei ancora un ragazzino!”
L'arrivo di Zero. Lio era ormai sopraffatto da tutte le emozioni che quei ricordi gli causavano.
Il giovanissimo Zero si alzò in piedi.
Lio lo guardò e sorrise “Benvenuto su Nidhogg.”
Le immagini cominciarono a vorticare sempre più velocemente.
Lio ammutolì mentre i sui ricordi sfrecciavano davanti a lui.
Hiver Hit che attaccava di nuovo...
Parcox che li umiliava...
Parcox morto...
Il funerale...
La guerra...
L'orrenda morte di Fil...
Zero catturato...
L'assalto...
La Grande Battaglia...
La vittoria...
La pace...
e poi...
Lio tentò di distogliere lo sguardo. Non voleva rivederlo. Non di nuovo.
Ma quel momento tornò.
Zero morì. Davanti ai suoi occhi. Per l'ennesima volta.
"NO!" urlò Lio, in faccia al Templare Oscuro.
Era di nuovo al centro della città di oro e cristallo dei Protoss. E Teraskul lo fissava, coi sui occhi luminosi.
E uno sguardo commosso.
"Ora conosco la tua vita, Lio, King di West Braxis." disse "Sei un nobile guerriero. Da ora non sei più mio prigioniero, ma mio ospite."

lunedì 13 ottobre 2014

16. Alieni


Lio ne aveva ormai passate tante, ma era incredibile come la situazione potesse sempre degenerare.
Circondati da un folto gruppo di alieni che li fissavano in silenzio, lui ed Elysa erano seduti, schiena contro schiena e con le mani immobilizzate da delle assurde manette gigantesche. Il loro rapitore li aveva afferrati e teletrasportati in una specie di navetta, che dopo un breve periodo li aveva fatti riapparire al suolo, al centro della città d'oro e cristallo dei Protoss.
"Che hai combinato mentre ero via per farli incazzare così?" sussurrò Elysa al suo orecchio.
Lio non poteva credere alle sue orecchie "Cioè, veniamo rapiti e fatti prigionieri da un alieno blu alto due metri, e tutto ciò che sai fare è dare la colpa a me?"
"Vuoi dirmi che non è colpa tua?"
"NO, NON È COLPA MIA! HO DORMITO MENTRE ERI VIA, BRUTTA STRONZA PARANOICA!"
Il corteo di Protoss parve non apprezzare le urla.
"Taci, imbecille!" lo rimproverò Elysa, piantandogli una gomitata nella schiena e riportando il tono sottovoce.
"A che scopo? Tanto ormai siamo morti!" bisbigliò Lio a denti stretti.
"Se volessero ucciderci lo avrebbero già fatto" constatò la ragazza "se siamo vivi è perché vogliono qualcosa da noi."
"Bè, io ho poco da offrire. Tu?"
In breve il silenzio calò di nuovo. I due prigionieri non avevano idea di cosa aspettarsi.
Lio osservò con attenzione quelle creature mai viste prima: ad una prima occhiata sembravano non troppo dissimili dai comuni soldati che aveva visto molte volte nel corso della sua vita, ma ad una più acuta osservazione le differenze diventavano marcate. Le gambe, piegate in più giunture disposte a zig-zag, permettevano falcate lunghissime; le mani erano composte da due dita centrali e due "pollici" laterali; ma era la testa la parte più strana: il mento e la nuca erano molto allungati, e di fronte non era presente alcuna apertura, ad eccezione dei due occhi che brillavano di un azzurro glaciale. Dietro invece, dalla punta della nuca, spuntavano delle specie di capelli dalla lunghezza variabile, ma estremamente spessi, quasi delle corde.
Improvvisamente, il loro cacciatore si fece avanti. Era piuttosto facile riconoscerlo, nonostante il muso privo di bocca identico a quello di tutti gli altri, dal momento che la sua armatura presentava svariati segni di usura e inconfondibili testimonianze di molte battaglie.
"Adesso basta! Non aspetterò oltre!" esordì, allargando le braccia. Due lame laser fuoriuscirono dalle grosse coperture in metallo che portava sugli avambracci.
"Taxanok, conosci gli ordini. Placa la tua collera." lo fermò il Protoss accanto a lui, afferrandolo per una spalla.
"Questi umani hanno insozzato l'aria del nostro avamposto fin troppo a lungo!" rispose il cacciatore, scrollandosi la mano di dosso "Sono stato chiamato per eliminare la minaccia terrestre, ed è esattamente ciò che intendo fare!"
"Sei stato chiamato per difendere la tua casata, zelota." tuonò una voce proveniente dal nulla "In che modo lo farai, spetta a me deciderlo."
Il cacciatore chiamato Taxanok fece un passo indietro. Di fronte a lui, una nube di fumo nero si levò dal terreno, diventando un'enorme massa alta più di tutti i Protoss presenti; poi la nube si diradò, e sotto di essa si rivelò esserci un Protoss imponente, coperto da un grosso mantello scuro e una bandana che andava a coprirgli il volto sotto gli occhi. I capelli erano annodati in una robusta treccia.
"Avverto la tua rabbia, zelota Taxanok, e posso percepire il tuo desiderio di rivalsa. Conserva la tua furia per il campo di battaglia."
"Non comprendo il motivo per cui ho dovuto abbassarmi a risparmiare la vita di queste creature inferiori, Templare Oscuro! Porre subito fine alle loro inquinanti esistenze sarebbe più onorevole per tutti noi!"
"Non un'altra parola!" la voce del novo arrivato si fece ancora più altisonante "La tua esperienza in battaglia ti ha reso un formidabile guerriero, ma ha anche offuscato il tuo giudizio! Fintanto che sarò io alla guida di questo avamposto, è a me che spettano le decisioni! Sono stato chiaro, zelota?"
Lio era confuso "Ma come parlano questi? Certe parole manco le conosco!" chiese a Elysa, con voce impercettibile.
"I Protoss sono una razza antichissima, e i membri di questa specie vivono per migliaia di anni. Non come te, che in vita tua la parola più forbita che avrai sentito è stata bordello."
Lio roteò gli occhi. Ogni occasione era buona per una frecciatina.
Il nuovo arrivato si voltò verso di loro, trovandosi proprio di fronte a Lio. Il ragazzo deglutì, intimorito da quell'essere minaccioso. L'alieno passo una mano sopra di lui, ed istantaneamente le manette si aprirono e caddero a terra.
"Alzati in piedi, terrestre. Ti parlerò in modo onorevole."
"No! Non posso accettarlo!" sbraitò di nuovo Taxanok "i prigionieri dovrebbero restare tali! Non dare fiducia a quella infida creatura!"
"Il giorno in cui un terrestre disarmato si rivelerà essere una minaccia concreta per un Templare Oscuro, allora quel giorno abbandonerò i miei voti e sarai tu a decidere le sorti dei prigionieri, Taxanok." rispose il Protoss col mantello, rivolgendosi di nuovo al cacciatore "Ma fino ad allora, ho io questo onere. E se il tuo unico contributo al mio interrogatorio si limiterà ad altre interruzioni, hai licenza di allontanarti. Adun Toridass."
Taxanok strinse gli occhi "En Taro Tassadar" rispose; dopodiché se ne andò.
"Torniamo a noi, terrestre." riprese, volgendosi verso Lio e porgendo l'enorme palmo verso di lui "Il mio nome è Teraskul, della tribù dei Nerazim, latore dei segreti Xel'Naga e incaricato nel recupero dei manufatti di questo sistema. Qual è il tuo nome?"
Lio prese coraggio, e decise di darsi un tono "Il mio nome è Lio, King di West Braxis. Bella."
Dopodiché batté il cinque sulla mano del Protoss e colpì con il pugno sulle sue enormi dita.
"Ecco" sbottò Elysa, guardando il cielo "Ora ci ammazzano davvero."

lunedì 6 ottobre 2014

15. Non siamo soli

Il Fiore Arboreo, più alto del tetto della foresta di almeno sei metri, permetteva una visione dell'area circostante a trecentosessanta gradi: alle spalle di Lio ed Elysa, là da dove erano venuti, si potevano vedere degli enormi massicci montani, alti migliaia di metri, dalle vette bianche e rilucenti al sole. Più a valle, verso di loro, una colonna di fumo nero si alzava per poi disperdersi nell'aria, ultima traccia del loro rudimentale accampamento. Nessun segno dei loro inseguitori.
Era però dalla parte opposta, di fronte a loro, a valle, che le cose si complicavano: a diversi chilometri di distanza, tra le fronde della foresta, spiccavano guglie rilucenti di cristallo, che attorniavano edifici dorati dall'architettura complessa e insolita. Più in là, verso l'orizzonte oltre quella specie di città rilucente, erano a mala pena visibili altri edifici, ma di fattura ben più nota: si trattava di una base militare umana.
"Avevi detto che il pianeta è disabitato." commentò Lio, scrutando l'orizzonte.
"Le basi militari vengono installate in pochi giorni" rispose Elysa "quindi quelli devono essere arrivati di recente. Mi risulta che i Protoss siano qui da più tempo, ma non molto. Infatti la loro base non è grandissima."
"Quindi è da lì che vengono quelli che ci danno la caccia."
"Se ci stessero cacciando, saremmo già morti." disse Elysa, scuotendo la testa "I Protoss hanno poteri sensoriali incredibili, e alcuni di loro sono in grado di rendersi invisibili. Non ci stavano cercando, semplicemente sono venuti a controllare l'origine della colonna di fumo."
Si interruppe, grattandosi la testa e riflettendo "Comunque, ora che sappiamo di avere dei vicini umani, possiamo pianificare qualcosa."
"Il piano viene da sé." rispose Lio, immaginando dove la sua compagna di fuga volesse andare a parare "una navicella umana sarebbe l'ideale per andarsene da qui."
"Potremmo intrufolarci in un carico di materiali vari e svignarcela senza dare nell'occhio." propose la ragazza.
"No." la smorzò subito Lio "Dobbiamo trovare Derek, e dopo dovrò tornare su Nidhogg. Ho delle promesse da mantenere."
Elysa si infiammò "Ma che cazzo dici? Vuoi entrare in una base militare e andartene via con un mezzo rubato? Hai idea della pioggia di fuoco che ci pioverà addosso? Per non parlare dell'Incrociatore del Magistrato che ci dà la caccia!"
"Se vuoi andartene da sola, sei libera di farlo. Io farò quello che devo, o morirò provandoci."
Elysa era furiosa, ma aveva già appurato in più occasioni come fosse impossibile schiodare Lio dalle proprie idee, per quando folli esse fossero. Prese un bel respiro, e decise di rimandare la discussione.
"Diciamo che per prima cosa dobbiamo sapere di più su quella base militare. Tra qualche ora sarà il tramonto direi. Ne approfitterò per andare a curiosare, con favore del crepuscolo."
"Bene, allora aspettiamo e andiamo insieme." concordò Lio.
"Non credo proprio" ribattè Elysa "se devo introdurmi in una base nemica, non voglio intralci di alcun tipo: andrò da sola. Tu hai già fatto abbastanza danni."
"Ma la smetti?" si inalberò Lio, stanco di essere trattato come una specie di calamità.

Passarono un paio di ore, e il sole effettivamente si apprestò a concludere il suo lentissimo ciclo. Il tramonto non stava avvenendo però all'orizzonte, bensì andava ad eclissarsi dietro al gigantesco satellite del pianeta Resvelg, chiamato Lerad.
Il tramonto a metà cielo era molto suggestivo, ma Lio non se lo stava godendo. Aveva deciso di attendere il ritorno di Elysa sulla cima del Fiore Arboreo, e la stanchezza ebbe ben presto la meglio su di lui. Accomodatosi con la testa sul cuscino, si era addormentato.

La nebbia.
Zero entrava senza bussare.
La radio squittiva.
Lio rispondeva.
“Sono tanti...”
E tutti morivano di nuovo.

"AAAARGH!" Lio si svegliò urlando. Era notte fonda, ed Elysa era accovacciata accanto a lui, guardandolo preoccupata.
"Ma che ti prende? Mentre dormivi digrignavi i denti e mugolavi come un cane rabbioso..."
Lio ci mise qualche istante a capire dove si trovava e cosa stava succedendo. "Scusa. Ho avuto un incubo."
"Tutto bene?" chiese Elysa. Non c'era sfottò nelle sue parole, sembrava veramente preoccupata per una volta.
"Sì. Com'è andata?"
"Arrivare è stato piuttosto semplice, ho seguito il corso di un torrente che fa un largo giro, distante dalla base Protoss. Una volta lì, ho scoperto delle cose davvero interessanti, ma non saprei dire se sono buone o cattive notizie..."
Lio si stropicciò la faccia, preoccupato. "Che succede adesso?"
"Il Magistrato è qui."
"COSA?" urlò Lio, colto di sorpresa.
"La sua nave è al campo. È atterrato e si è unito all'esercito locale. Ci sta dando la caccia."
"Questo già lo sapevamo" commentò Lio malinconicamente "Ma quindi anche l'Alchimista è qui su Resvelg."
"Esatto." rispose Elysa "Non ci tengo particolarmente a rischiare la mia pelle per lui, ma se vuoi farlo scappare dalle grinfie del Magistrato, questa è l'occasione migliore."
Lio ebbe un moto di esultanza, quasi un riflesso condizionato che aveva fatto proprio su Nidhogg. Per lui era prassi esultare ad ogni bella notizia. Elysa lo fissò, vagamente imbarazzata.
"Bene, ora torniamo al piano. Che altro hai scoperto?"
"Bè dunque..."
La ragazza fu interrotta da un lampo blu, proprio lì accanto a loro, sulla vetta del Fiore Arboreo.
In un istante, un essere umanoide, alto, dalla pelle bluastra e dagli occhi gelidi, apparve accanto a loro.
"Voi venite con me" disse una voce proveniente da non si sa dove, visto che l'essere era senza bocca.
Nemmeno il tempo di urlare per lo spavento, e Lio ed Elysa vennero afferrati dalle enormi mani a quattro dita dell'umanoide.
Un nuovo lampo blu, e sul Fiore Arboreo rimase solo il cuscino.