La veglia era una tortura.
Dormire era anche peggio.
Lio alternava continuamente svenimenti a stati di tensione irrequieta. Ogni volta che si svegliava era preda di visioni sempre diverse e disturbanti: prima ammassi striscianti di serpenti erano apparsi dal pavimento e avevano tentato di stritolarlo, poi il pavimento si era aperto in una voragine in cui non era caduto per un soffio, infine le porte della cella si erano aperte e un enorme coccodrillo mutante, la Bestia, aveva infilato le sue immense fauci dentro nel tentativo di catturarlo, senza riuscirci. Tutte cose incredibili. Tutte cose vere. Oppure no.
Ma la tortura della paura non era nulla rispetto a quella che avveniva nel sonno.
Ogni volta che Lio chiudeva gli occhi, tornava a Nidhogg. Tornava nella sua casa, sul tetto del quartier generale, circondato dalla nebbia.
Ogni volta, la radio squittiva, e la voce ripeteva che stava arrivando qualcosa di strano. “Sono tanti...”
Ogni volta, Zero moriva. E Lio si svegliava.
Il tutto si ripeteva ciclicamente, e oltre alla mente anche il corpo stava risentendo della crisi d'astinenza. I polmoni erano come imbottiti di cotone, e bruciavano nel gonfiarsi. I muscoli erano intorpiditi e indeboliti, dolenti a ogni movimento.
Lio aveva già visto cosa poteva fare la crisi: su Nidhogg aveva affrontato clan rivali molto peggio organizzati di West Braxis, e tra le loro fila aveva incontrato persone rimaste per giorni senza Hub. Aveva così imparato che la droga dava forza e rimetteva in splendida forma appena dopo l'utilizzo, ma alla fine dell'effetto il conto da pagare era salato. In quella situazione, l'unica cosa da fare era assumere un'altra dose, e poi sopravvivere fino a prendere quella successiva, e così via. L'alternativa era appassire fino a morire.
Lio non aveva dosi a disposizione, perciò sapeva già del progressivo peggioramento cui andava incontro il suo fisico. Ciò che riservava la sua mente, invece, era un'indesiderata sorpresa.
In quel momento Lio era in piedi davanti alla finestra della sua stanza, su Nidhogg. Aveva deciso che essere lì era meglio di credere di essere lì.
Zero entrò, senza bussare come al solito.
“Come andiamo Lio? Sempre a perdere tempo?”
Lio sospirò. Era bello risentire la sua voce.
“Che hai King? Sei in pensiero per qualcosa?” chiese il ragazzo, sempre disposto ad aprire il cuore a chi ne aveva bisogno. Lio lo conosceva bene.
“Rimpianti” rispose Lio, senza smettere di fissare la nebbia, che si spostava lenta e silenziosa.
“Cosa? E perché?” chiese ancora Zero.
Lio sospirò di nuovo. Era bello respirare senza sentire dolore.
“Ho fallito nel proteggere questo clan. Ho deluso tutti.”
Zero lo fissò, stupito “Ma cosa stai dicendo? Andiamo alla grande, non c'è clan che non tema il nome di West Braxis. Siamo diventati una potenza imbattibile, e questo soprattutto grazie a te!”
“Grazie a Parcox” lo corresse Lio “tutto ciò che ho fatto è stato seguire le sue orme e le istruzioni da lui lasciate. Di fronte ad una nuova minaccia non ho saputo reagire.”
“Nuova minaccia?” il ragazzo scosse la testa “Ti stai preoccupando per niente. Non c'è niente che possa minacciarci qui su Nidhogg.”
“Qui su Nidhogg” ripeté Lio “Nessuno ha mai pensato a proteggersi da quello che viene da fuori.”
Zero rise “Da fuori? E chi mai potrebbe arrivare su questo pianeta desolato?”
In quel momento, la radio squittì.
Lio sapeva quale messaggio sarebbe arrivato.
“Che fai, non rispondi?” chiese Zero.
Lio si girò verso il giovane, gli tolse la pistola che aveva in tasca e si affrettò verso l'uscita.
“Ma che diavolo stai...” si sbalordì Zero.
La radio parlò senza che nessuno la toccasse. Non c'era modo di tenerla in silenzio.
“Qui sta succedendo qualcosa... Sono tanti...”
Lio si precipitò giù per le scale. Incrociò Pac, Charlie, Eddy, Dewey, Sam, un sacco di volti che conosceva bene. Non avrebbe sopportato nuovamente la loro perdita.
Corse fuori e raggiunse la Via degli Onori. Osservò con calma i volti sulle lapidi: Nick, Benji, il suo compagno di sempre Fil, il suo mentore Parcox.
Rimase lì, immobile, finché le fiamme blu dei reattori delle navi spaziali non illuminarono l'aria verdastra.
Quindi si puntò la pistola alla tempia. Chiuse gli occhi, e tirò il grilletto.
Si svegliò.
Cella, freddo, dolore, debolezza.
La brutta realtà dove viveva.
I marine lo stavano prelevando per pestarlo di nuovo. Quanto era passato dall'ultima volta? Giorni? Settimane?
Lio si lasciò trascinare senza opporre resistenza. Ormai aveva capito cosa doveva fare.
Doveva sopravvivere quel tanto che bastava per vedere morto il Magistrato.
Dopodiché sarebbe tornato su Nidhogg.
E l'avrebbe fatta finita.
Avrebbe definitivamente abbandonato la brutta realtà dove viveva, e avrebbe raggiunto Zero, Charlie, Pac e tutti gli altri. Di nuovo a combattere insieme. Per sempre.
Commenta, condividi, fammi sapere!
Alla prossima settimana!
#WelcomeToNidhogg

Nessun commento:
Posta un commento