lunedì 13 ottobre 2014
16. Alieni
Lio ne aveva ormai passate tante, ma era incredibile come la situazione potesse sempre degenerare.
Circondati da un folto gruppo di alieni che li fissavano in silenzio, lui ed Elysa erano seduti, schiena contro schiena e con le mani immobilizzate da delle assurde manette gigantesche. Il loro rapitore li aveva afferrati e teletrasportati in una specie di navetta, che dopo un breve periodo li aveva fatti riapparire al suolo, al centro della città d'oro e cristallo dei Protoss.
"Che hai combinato mentre ero via per farli incazzare così?" sussurrò Elysa al suo orecchio.
Lio non poteva credere alle sue orecchie "Cioè, veniamo rapiti e fatti prigionieri da un alieno blu alto due metri, e tutto ciò che sai fare è dare la colpa a me?"
"Vuoi dirmi che non è colpa tua?"
"NO, NON È COLPA MIA! HO DORMITO MENTRE ERI VIA, BRUTTA STRONZA PARANOICA!"
Il corteo di Protoss parve non apprezzare le urla.
"Taci, imbecille!" lo rimproverò Elysa, piantandogli una gomitata nella schiena e riportando il tono sottovoce.
"A che scopo? Tanto ormai siamo morti!" bisbigliò Lio a denti stretti.
"Se volessero ucciderci lo avrebbero già fatto" constatò la ragazza "se siamo vivi è perché vogliono qualcosa da noi."
"Bè, io ho poco da offrire. Tu?"
In breve il silenzio calò di nuovo. I due prigionieri non avevano idea di cosa aspettarsi.
Lio osservò con attenzione quelle creature mai viste prima: ad una prima occhiata sembravano non troppo dissimili dai comuni soldati che aveva visto molte volte nel corso della sua vita, ma ad una più acuta osservazione le differenze diventavano marcate. Le gambe, piegate in più giunture disposte a zig-zag, permettevano falcate lunghissime; le mani erano composte da due dita centrali e due "pollici" laterali; ma era la testa la parte più strana: il mento e la nuca erano molto allungati, e di fronte non era presente alcuna apertura, ad eccezione dei due occhi che brillavano di un azzurro glaciale. Dietro invece, dalla punta della nuca, spuntavano delle specie di capelli dalla lunghezza variabile, ma estremamente spessi, quasi delle corde.
Improvvisamente, il loro cacciatore si fece avanti. Era piuttosto facile riconoscerlo, nonostante il muso privo di bocca identico a quello di tutti gli altri, dal momento che la sua armatura presentava svariati segni di usura e inconfondibili testimonianze di molte battaglie.
"Adesso basta! Non aspetterò oltre!" esordì, allargando le braccia. Due lame laser fuoriuscirono dalle grosse coperture in metallo che portava sugli avambracci.
"Taxanok, conosci gli ordini. Placa la tua collera." lo fermò il Protoss accanto a lui, afferrandolo per una spalla.
"Questi umani hanno insozzato l'aria del nostro avamposto fin troppo a lungo!" rispose il cacciatore, scrollandosi la mano di dosso "Sono stato chiamato per eliminare la minaccia terrestre, ed è esattamente ciò che intendo fare!"
"Sei stato chiamato per difendere la tua casata, zelota." tuonò una voce proveniente dal nulla "In che modo lo farai, spetta a me deciderlo."
Il cacciatore chiamato Taxanok fece un passo indietro. Di fronte a lui, una nube di fumo nero si levò dal terreno, diventando un'enorme massa alta più di tutti i Protoss presenti; poi la nube si diradò, e sotto di essa si rivelò esserci un Protoss imponente, coperto da un grosso mantello scuro e una bandana che andava a coprirgli il volto sotto gli occhi. I capelli erano annodati in una robusta treccia.
"Avverto la tua rabbia, zelota Taxanok, e posso percepire il tuo desiderio di rivalsa. Conserva la tua furia per il campo di battaglia."
"Non comprendo il motivo per cui ho dovuto abbassarmi a risparmiare la vita di queste creature inferiori, Templare Oscuro! Porre subito fine alle loro inquinanti esistenze sarebbe più onorevole per tutti noi!"
"Non un'altra parola!" la voce del novo arrivato si fece ancora più altisonante "La tua esperienza in battaglia ti ha reso un formidabile guerriero, ma ha anche offuscato il tuo giudizio! Fintanto che sarò io alla guida di questo avamposto, è a me che spettano le decisioni! Sono stato chiaro, zelota?"
Lio era confuso "Ma come parlano questi? Certe parole manco le conosco!" chiese a Elysa, con voce impercettibile.
"I Protoss sono una razza antichissima, e i membri di questa specie vivono per migliaia di anni. Non come te, che in vita tua la parola più forbita che avrai sentito è stata bordello."
Lio roteò gli occhi. Ogni occasione era buona per una frecciatina.
Il nuovo arrivato si voltò verso di loro, trovandosi proprio di fronte a Lio. Il ragazzo deglutì, intimorito da quell'essere minaccioso. L'alieno passo una mano sopra di lui, ed istantaneamente le manette si aprirono e caddero a terra.
"Alzati in piedi, terrestre. Ti parlerò in modo onorevole."
"No! Non posso accettarlo!" sbraitò di nuovo Taxanok "i prigionieri dovrebbero restare tali! Non dare fiducia a quella infida creatura!"
"Il giorno in cui un terrestre disarmato si rivelerà essere una minaccia concreta per un Templare Oscuro, allora quel giorno abbandonerò i miei voti e sarai tu a decidere le sorti dei prigionieri, Taxanok." rispose il Protoss col mantello, rivolgendosi di nuovo al cacciatore "Ma fino ad allora, ho io questo onere. E se il tuo unico contributo al mio interrogatorio si limiterà ad altre interruzioni, hai licenza di allontanarti. Adun Toridass."
Taxanok strinse gli occhi "En Taro Tassadar" rispose; dopodiché se ne andò.
"Torniamo a noi, terrestre." riprese, volgendosi verso Lio e porgendo l'enorme palmo verso di lui "Il mio nome è Teraskul, della tribù dei Nerazim, latore dei segreti Xel'Naga e incaricato nel recupero dei manufatti di questo sistema. Qual è il tuo nome?"
Lio prese coraggio, e decise di darsi un tono "Il mio nome è Lio, King di West Braxis. Bella."
Dopodiché batté il cinque sulla mano del Protoss e colpì con il pugno sulle sue enormi dita.
"Ecco" sbottò Elysa, guardando il cielo "Ora ci ammazzano davvero."
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