Una piccola chicca autobiografica per un anniversario a me molto caro.
Ciò che leggerete, per quanto romanzato, è la pura sacrosanta verità in ogni minimo dettaglio.
Ciò che leggerete, per quanto romanzato, è la pura sacrosanta verità in ogni minimo dettaglio.
Era un umido e piovoso pomeriggio di Agosto, il 2 Agosto 2006 per essere precisi. Mi stavo recando al Lavoro Estivo Guidato, salendo sulla mia Ape Piaggio verde, con i miei sedici anni sulle spalle e un sorriso sul volto dovuto ai mondiali ancora freschi nella mia mente. Salendo, appoggiai una busta con dei documenti importanti per il mio lavoro sul sedile, poi chiusi lo sportello e mi avviai. Come ho detto pioveva, e dell'Ape si può dire tutto tranne che sia a tenuta stagna... Il vetro si appannò in pochi secondi, quindi aprii il finestrino. In quel momento la busta cadde sul tappetino zuppo d'acqua, proveniente da un forellino nella carrozzeria.
"Porca Tr**a, mi si bagna tutto!" pensai, e subito mi chinai per raccogliere i documenti. Ero a 50 metri da casa. Quella fatidica busta unita al vetro offuscato mi costarono caro... L'Ape impattò con una Mini parcheggiata a bordo strada, ed in una frazione di secondo mi ritrovai con la testa fuori dal parabrezza.
"Che è successo?" mi domandai vagamente stordito...
"... Me**a, ho cocciato!" mi risposi, e quindi alzai la testa. Mi ci vollero pochi secondi a decifrare il calore che sentivo scorrermi sul petto: dal mio collo stava sgorgando un fiume di sangue...
Mi toccai la ferita, il taglio era profondo ma non faceva male... non avevo problemi a respirare, quindi misi istintivamente una mano sul collo grondante e scesi in cerca di aiuto. La dinamica dell'incidente era chiara: avevo sfondato il parabrezza con la testa, ed i vetri vaganti mi avevano tagliato la gola. Barcollando mi avvicinai alla porta dei miei vicini (come ho detto ero a 50 metri da casa) sotto la pioggia scrosciante e con l'Ape ridotta ad una lattina schiacciata. Le mie vicine aprirono la porta prima che io bussassi, allarmate dal botto dell'incidente. La scena ve la lascio immaginare, un sedicenne con la mano sul collo completamente zuppo d'acqua se non di sangue, in piedi che barcolla. Dopo circa due secondi di attonito stupore, la mia naturale spiritosaggine emerse anche in quella situazione, e dissi:
"Mi chiamereste il 118, per favore?"
Una delle 2 svenne, l'altra prese il telefono. Io mi sdraiai su un divanetto, e subito accorsero tutti i vicini, seguiti dai parenti e dai miei genitori subito allertati. In mezzo a quel viavai di gente che urlava e si disperava io stavo sdraiato, guardando il soffitto, con un asciugamano bagnato sul collo, la cosa più tamponante a disposizione in quel momento.
Dopo circa 2 minuti i miei occhi cominciarono a spegnersi, visto che le perdite ammontavano a circa 1 litro, la vista stava passando dall'offuscato al nero.
Giunse l'ambulanza, e tra i soccorritori c'era il padre di un mio amico che mi chiese:
"Oddio, come ti senti?"
Io non volevo allarmare tutti più di quanto non lo fossero già quindi risposi, alzando precariamente le mani con gli indici e i pollici a pistola:
"Sto proprio bene!"
Mi tamponarono con qualche metro di garza e poi mi misero un collare per tenere il tutto insieme.
Chiamarono un elicottero da Modena (la città più vicina) ma le condizioni meteo non permettevano la partenza
Allora si rivolsero a Firenze, dove le condizioni meteo erano più calme: l'elicottero partì, ma dovette atterrare a diversi chilometri di distanza a causa del temporale. L'ambulanza mi porto a luogo stabilito, dove presi l'elicottero per il policlinico Careggi. Dopo un viaggio assordante, (io sempre sveglio nonostante le varie morfine) venni sottoposto a due tac e una risonanza magnetica (con calma, non c'è fretta). Dopodiché il primario disse
"Non mi fido a sbendarlo qui, andiamo in sala operatoria"
Lì fui addormentato, quindi ora parlo per sentito dire (peccato, sembra essere stata la parte migliore)
Non appena mi sbendarono, un getto di sangue uscì dalla mia gola: subito 2 dottori si gettarono sul taglio per tamponarlo (cosa che mi causò tra l'alto un lieve danno alla colonna cervicale) ma il fatto che io fossi rilassato aveva aperto tutto l'apribile, e lì persi altri 3 o 4 litri di sangue. I chirurghi si misero all'opera per riaggiustare il macello: il danno consisteva nelle lacerazione di 8 vasi tra cui la carotide desta, del muscolo sternocleidomastoideo e della tiroide, per una profondità massima di circa 12 centimetri. A lavoro finito passai 3 giorni in terapia intensiva, poi altri 4 in reparto. Dopo una settimana ero a casa. Gli unici danni riportati sono una bella cicatrice, il braccio destro soggetto ad addormentamenti frequenti ed un occasionale torcicollo
E un bel racconto.

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