lunedì 4 agosto 2014

#RandomMadness - Vendicati



A volte mi sveglio in piena notte arrabbiato.
Non so il motivo, e ciò mi fa arrabbiare ancora di più.
Qualche volta mi sfogo sulla tastiera. Questo è il risultato di una di quelle volte.
Non sono una persona sana, temo.

Edo si fermò davanti al portone, tirando l'ultimo mozzicone di sigaretta del pacchetto che aveva nervosamente finito in poco più di tre ore. Non vedeva Fred da due settimane, quindi una settimana prima della tragedia.
Fred era sempre stato un tipo spericolato: alcool, gioco d'azzardo, corse clandestine. Lui e Edo erano cresciuti insieme, stesse scuole frequentate, stesse sospensioni, stesse perdite di tempo dopo il diploma, nella vana ricerca di un lavoro. Tuttavia negli ultimi tempi qualcosa era cambiato.
L'arrivo del Muto aveva stravolto tutto. Il Muto. Chissà come si chiamava sul serio, nessuno lo aveva mai chiamato per nome. "Muto" per di più era solo un nomignolo, visto che non gli mancava la parola. Anzi. Per quanto ne usasse poche, le parole del Muto potevano troncare qualsiasi cosa; dai giri di soldi sbagliati, agli animi più duri. E dove non riusciva a colpire con le parole, il Muto colpiva col braccio.
Era un criminale, tutti lo sapevano. Ma nessuno aveva il coraggio di fare niente, per paura di ritrovarsi con un dito mozzato, o peggio. Il suo potere era affermato e rispettato da chiunque.
Qualsiasi cosa accadesse in città, l'ultima parola era del Muto.
Chiunque avesse a che fare di frequente col Muto, conosceva per forza la sua famiglia. La madre, la sorella e il fratello più giovane erano strettamente coinvolti nei suoi affari malavitosi, caratteristica insolita per un poco di buono. Si vocifera che anni addietro un cane abbia morso la sorella del Muto, e che il giorno successivo sia il cane che la sua padrona furono investiti da un camion; l'animale morì schiacciato da una ruota e la donna passò il resto dei suoi giorni su una sedia a rotelle. Incidente, dissero sbirri e giornalisti. Tutta gente facilmente corrompibile.
Non si seppe mai se la storia era vera, ma di certo contribuì ad espandere il nome del Muto, e a garantire la sicurezza della sua famiglia.
L'approdo del Muto nella vita di Edo e Fred fu del tutto casuale, una sera durante un combattimento di galli. Due scommettitori vincenti saltano subito all'occhio di chi organizza gli incontri, e così il Muto decise di ingaggiare i ragazzi per qualche commissione utile, promettendo in cambio bei soldoni.
Edo era restio, e non accettò. Al contrario, Fred di fece incantare dal profumo dei soldi, ed entrò nel giro. Inizialmente fu facile, era tutta una questione di portare pacchi qui e là, talvolta tagliare le gomme alle auto, nulla di eccessivamente pericoloso. E in cambio, Fred riceveva copiose quantità di denaro. Il Muto non era affatto stupido, avrebbe potuto scegliere chiunque per quegli incarichi, ma scelse Fred. Fred, con la sua mania per il gioco e la sua incapacità di controllarsi. Tutti i soldi che stipendiavano Fred tornavano in tasca al Muto, con tanto di interessi. Edo osservava la situazione, e capiva tristemente il ciclo. Provò a fermarlo, a farlo ragionare, ma fu tutto inutile.
Arrivarono a litigare, e a dividersi sempre di più.
Fred iniziò ad indebitarsi. Ingenuamente, chiese un prestito al Muto, sicuro di poter poi ripagarlo facilmente. Non fu così.
Le richieste del Muto si fecero sempre più pressanti, e Fred si fece prendere sempre di più dal panico. Disperato, corse da Edo, chiedendogli di saldare il debito al posto suo; Edo si infuriò, irritato dal fatto che il suo migliore amico si fosse ridotto fino a quel punto. Si insultarono pesantemente, quindi Edo rifiutò il proprio aiuto a Fred. Lasciandolo nelle mani del Muto.
Una settimana dopo il tremendo litigio, il Muto dichiarò l'ultimatum per Fred. Voleva i soldi, subito. Fred venne pestato, e a seguito di ciò il Muto dimostrò a cosa era dovuta la sua terribile fama: imbavagliata e legata, Sally, la sorella di Fred, l'unico legame di sangue con cui era rimasto sempre in contatto, fu portata lì al suo cospetto. E giustiziata, con un colpo alla testa.
Dopo altri sette giorni, Edo trovò il coraggio di andare a parlare con Fred. I sensi di colpa in lui erano grandi e dolorosi. Avrebbe potuto agire, avrebbe potuto fare qualcosa per impedire tutto ciò.
Ma non lo fece.
Con la mano tremante, gettò via il mozzicone di sigaretta, poi aprì il portone della palazzina ed entrò. Giunto all'appartamento di Fred, recuperò la chiave da sotto lo zerbino, e con essa aprì. La casa era completamente rivestita con teli di nailon, come se fossero in corso dei lavori. Molto strano per un disorganizzato cronico come Fred.
Edo sentì dei rumori in salotto, quindi si affacciò nella stanza: vide Fred, di spalle, con una tuta da lavoro, intento ad armeggiare qualcosa su un a tavola di legno. Mucchi di nailon e teli bianchi erano ancora più abbondanti in quella stanza, uno era arrotolato pure sul banco dove stava lavorando.
"Fred?" chiese Edo, per far notare la sua presenza
Fred voltò la testa, l'espressione del suo volto era completamente vuota ed assente. Vedendo Edo non disse nemmeno una parola, e ritornò al proprio lavoro.
"Fred, ti devo parlare..." proseguì Edo.
"Mh-mh" fu la risposta che ricevette.
"Senti fratello...mi dispiace. Ho commesso solo errori con te da quando questa storia del Muto è cominciata...dovevo fare di più e non l'ho fatto. Non ho scusanti. Due settimane fa ti ho detto delle cose orribili, ti ho detto che sei un pazzo squinternato ad immischiarti in certe cose, che sei sempre stato un folle...non è vero questo. La verità è che sei un bravo ragazzo, forse solo troppo arrogante e spericolato. Mi sono lasciato andare, e ti chiedo scusa anche di questo."
"Mh-mh" rispose di nuovo Fred.
"Sally...che diavolo...io e Sally ci siamo sempre odiati. Lei mi accusava di averti portato via dalla tua famiglia, anche se non era vero, però...Fred, non hai idea di quanto mi faccia male questa cosa. Non doveva andarci di mezzo lei, non c'entrava nulla. Dovevano prendere me. Sono io che ti sto a fianco dall'inizio di tutto, era me che dovevano prendere. Dovevo esserci io..."
Si fermò un istante per asciugare la lacrima che rigava il suo viso. Fred continuava imperterrito a lavorare.
"Ma oramai è tardi. Non posso più fare niente per aiutarla...ma posso fare qualcosa per aiutare te. Il debito col Muto può ancora essere saldato. Pagherò con i miei soldi, dopodiché usciremo dal giro. Niente più scommesse, niente più crimine, e soprattutto niente più Muto. Prenderemo le distanze da tutto e da tutti e ricominceremo da capo. Devi solo dirmi di sì, Fred..."
"Mmh-mmh" fece il padrone di casa, sempre senza fermarsi.
"Fratello, ti prego non fare così! Il mio aiuto è arrivato tardi, ma ti permetterà di uscirne senza altri dolori. Ti prego."
Fred voltò di nuovo la testa: i suoi occhi erano completamente privi di vita.
Edo rimase spiazzato per qualche secondo, poi capì.
"Aspetta...ti conosco, so cosa passa per quella testa matta. Tu vuoi farla pagare al Muto"
"Mmh-mmh" mugugnò di nuovo Fred.
"Tu sei completamente pazzo. Non so se ricordi che razza di storie circolano su quel maniaco. Non puoi fare nulla fratello, quello ti ammazza solo se pensi di fare qualcosa contro di lui. Dammi retta, cerchiamo di uscirne fuori il più in fretta possibile."
Fred finalmente finì di lavorare. Appoggiò le mani al tavolo e prese un bel respiro.
"Quell'uomo ha ucciso la mia famiglia..."
Nell'istante in cui sentì quelle parole, il sangue di Edo gelò nelle sue vene.
"E quindi che vorresti fare? Vendicarti allo stesso modo? Tu sei completamente pazzo! La famiglia del Muto e la cosa più importante che ci sia al mondo per lui, se gli tocchi quella sei finito! FINITO!"
Fred rimase fermo immobile. Imperturbabile.
"Fratello, ti prego" riprese Edo "Vendicarti non ti porterà a nulla. Qualunque cosa tu faccia, Sally non tornerà"
"Belle parole" rispose Fred "credo che dovresti dirle al Muto"
Edo non capì. Solo in quel momento Fred si voltò mostrando l'opera sulla quale si stava impegnando così tanto.
Tra le sue mani teneva la testa mozzata della madre del Muto, con gli occhi sgranati e l'espressione terrorizzata.
Edo si pietrificò. Si rifiutava di credere a ciò che i suoi occhi gli stavano mostrando. Sul tavolo, coperto fino al collo dal telo ammucchiato, il corpo esanime e senza testa della donna sgorgava ancora fiumi di sangue caldo.
Fred si avvicinò ad un lenzuolo alla sua sinistra e lo sollevò, sotto di esso si trovava la testa della sorella del Muto, anch'essa deformata dal dolore.
Edo non riusciva quasi a respirare. Era evidente che veder morire la sorella aveva causato a Fred un crollo psicologico. Terrorizzato, non diceva nulla.
Fred spinse per terra il corpo da sopra il banco da lavoro, dopodiché si voltò e scostò l'ennesimo telone; sotto di esso si trovava il fratello più giovane del Muto, spogliato, legato, imbavagliato ed evidentemente stordito.
Alla vista di Edo, il giovane inizio a lamentarsi ed urlare, implorando aiuto. Edo era pietrificato ed incapace di reagire.
Fred legò il ragazzo al tavolo, poi prese in mano il seghetto completamente schizzato di sangue che aveva posato poco prima. Il prigioniero vedendolo iniziò ad urlare ancora più forte e a piangere, terrorizzato, per quanto il bavaglio gli permettesse di fare.
"Vai a casa Edo" disse Fred "io qui devo lavorare ancora parecchio"
E incurante delle urla disparate, avvicinò con lentezza e precisione la lama dentellata alla gola del ragazzo.


Fine

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