lunedì 14 luglio 2014

10. Cura

“È tutta colpa mia.”
Derek non faceva altro che ripeterlo. Lio apprezzava che l'Alchimista si preoccupasse per lui, ma in quel momento avrebbe preferito che stesse in silenzio. Farsi togliere le schegge di vetro dalla schiena era già abbastanza doloroso.
Strinse i denti mentre Derek estraeva una lama di vetro acuminata dalla spalla. Il Marine non aveva avuto la bontà d'animo di spostare la vetreria prima di sbatterci sopra Lio, perciò tutta la strumentazione si era rotta e buona parte gli si era conficcata nella carne.
“Doveva fermarlo prima” riprese Derek, buttando la scheggia in un cestino lì accanto e preparandosi a togliere la prossima con delle pinzette “se fossi stato più lesto, non ti avrebbero nemmeno toccato. È colpa mia.”
“Non scusarti Derek, la colpa è di quel bisonte, non certo tua. Puliscimi un po' e basta” chiuse il discorso Lio, soffocando il dolore bruciante.
L'Alchimista continuò l'opera in silenzio. Una volta estratti tutti i vetri, disinfettò le ferite e coprì il tutto con un'ampia fascia di bende prese dalla cassetta del pronto soccorso.
“Temo che il tatuaggio si sia rovinato” commentò Derek, osservando il taglio che attraversava le lettere WB sulla schiena di Lio.
“Oh no...” sospirò Lio, deluso. Un altro ricordo di Nidhogg che iniziava a sbiadire. Istantaneamente strinse i denti ed i pugni “Quel figlio di troia mi pagherà anche questa.”
Derek chiuse rabbiosamente il kit medico “Senti ragazzo, ma cosa hai in mente di fare? Non li hai sentiti? Questi non appena sgarriamo ci fanno fuori senza battere ciglio! Non siamo più ai tempi di Bellinger, non comandiamo noi. Ora comandano loro.”
Io non dipendo da voi, non ho bisogno di voi, e non ho paura di prendermi ciò che mi serve.
Le parole del nuovo Magistrato risuonarono nella mente di Lio. Bellinger, che per lui era sempre stato semplicemente il Magistrato fino a che non era morto su Nidhogg per un mix di droghe errato, era sempre stato un debole. Ricordava perfettamente le battute e le prese in giro riservategli da Parcox, e Bellinger aveva sempre abbozzato senza reagire, per timore che il suo tanto amato Hub non gli venisse consegnato.
Col nuovo Magistrato la situazione era del tutto diversa. Non c'era più il rapporto spacciatore-cliente a mettere in sicurezza Lio e i suoi compagni; il nuovo Magistrato era arrivato e si era preso quello di cui aveva bisogno, con tutta la forza disponibile.
Anche Derek produceva droga per Bellinger, e quindi anche per lui la situazione era completamente mutata. Il nuovo magistrato non voleva l'Hub per sé, perciò non si sarebbe fatto troppi problemi a eliminare i due produttori qualora non avessero soddisfatto la sua richiesta.
Quel fatto, inoltre, apriva un interrogativo “Perché vuole l'Hub?”
“Cosa?” chiese Derek.
“Perché il Magistrato vuole l'Hub? Se non lo usa per sé, a che gli serve?”
L'Alchimista si grattò i pochi peli che aveva sul mento, dubbioso “Non lo so, forse per i suoi sottoposti ancora dipendenti dalla droga?”
“Potrebbe essere, ma allora perché pretende delle dosi di qualità superiore? Per fargli un favore? Non mi pare certo un tipo altruista...”
L'espressione di Derek era sempre più incerta “Non saprei davvero ragazzo. Il damerino è al comando di questa nave da poco, e non ci ho parlato molto spesso. Non che lui si sbottoni mai su qualcosa. L'unica cosa che posso dirti è che, per ora, ci conviene assecondarlo.”

Lio si coricò.
Un'altra giornata di attività era passata, stavolta con l'intento di produrre Hub di qualità discreta. Per evitare sospetti, il miglioramento doveva essere progressivo, come aveva saggiamente suggerito Derek.
Sdraiarsi sulla schiena era impossibile, i tagli bruciavano al solo contatto col materasso. Qualsiasi altra posizione era comunque un dolore per le ossa.
“Devo smetterla di farmi picchiare...” constatò Lio, tra sé.
Improvvisamente, un gemito femminile.
Lio si sedette aguzzando le orecchie. Proveniva dalla cella accanto.
“È l'ultima volta che esci di qui con le tue gambe, troia!”
Colpi. Pugni. Urla strozzate.
La stavano pestando.
Lio scattò in piedi e si catapultò alla porta. Attraverso la finestrella non poteva vedere altro che il corridoio vuoto. Ancora qualche rumore sordo, poi dalla cella uscirono i due soliti soldati. I loro pugni serrati erano sporchi di sangue.
“Merda” disse Lio, a denti stretti.
Si appoggiò con l'orecchio alla parete che divideva le celle: tutto ciò che sentiva era un debole singhiozzo.
Bussò.
TOC TOC.
Nessuna risposta. Bussò più forte.
TOC TOC TOC TOC.
Prima di rendersene conto, stava tempestando il muro di pugni, travolto dall'ansia.
“Smettila di fare casino” mormorò una voce rotta, alle sue spalle.
Voltandosi, Lio la vide oltre la porta aperta. Occhi gonfi, naso sanguinante, e braccio stretto intorno alle costole.
Lio tirò un sospiro di sollievo. Si avvicinò per aiutarla e dirle che per un attimo aveva temuto il peggio.
Non fece in tempo. La ragazza chiuse gli occhi e cadde faccia avanti.
“Oh cazzo!” esclamò Lio, catapultandosi su di lei.
La girò: la ragazza aveva perso i sensi e non respirava.
“MERDA! SVEGLIATI!” le urlò in faccia, scrollandola. Non sembrò avere alcun effetto. Le tastò la gola in cerca del battito, e lo trovò lento e debole.
La situazione era gravissima. C'era una sola cosa che Lio potesse fare.
Corse rapidamente fino al cuscino e infilò due dita nello strappo che aveva fatto. Estrasse una fiala di Hub Zero, e una siringa piena di Hub sporco; con le mani che tremavano per la fretta, tolse lo stantuffo dalla siringa e versò nel wc il contenuto alterato, dopodiché vi immise la dose Zero.
Rapidamente si buttò in ginocchio accanto alla ragazza, prendendole un braccio e schiaffeggiandolo all'altezza del gomito per far emergere la vena.
“Coraggio ragazza” mormorò infilando l'ago nella pelle “arriva la botta.”
Pochi battiti del suo cuore bastarono a mandare in circolo l'Hub. L'effetto fu esplosivo.
La ragazza schizzò a sedere, urlando. Afferrò la maglietta di Lio con la sinistra e caricò il pugno, pronta a colpirlo.
“Ferma ferma ferma FERMA!” sbraitò Lio, per niente ansioso di farsi pestare ancora “Calmati. Stai bene, è passata. Calma.”
La ragazza faceva brevi respiri agitati, facendo saettare gli occhi da ogni parte.
“Che mi hai dato?” chiese, mollando la presa su Lio.
Lio accompagnò la mano lontano da lui, con delicatezza “Roba forte. Si chiama Hub.”
“HUB?!?” la ragazza strisciò indietro, spaventata a morte “MI HAI DATO DELL'HUB?”
“Bè sì...” rispose Lio, sorpreso sia per la reazione, sia per il fatto che la ragazza, apparentemente, conoscesse quella droga.
“Pazzo scriteriato!” continuò a urlare quasi in lacrime “Mi hai condannata a morte! Mi hai uccisa! Mi hai appena...”
Si guardò attorno per alcuni istanti, poi si fissò le mani aperte, voltandole varie volte.
“Come mai non sono morta?” chiese, scossa.
“Perché dovresti?” chiese Lio, fissandola dubbiosamente.
“L'Hub uccide il Click, maledizione! Dovrei essere morta ora, ma non lo sono!”
“Non so cosa sia il Click, ma credo di aver capito” rispose Lio, grattandosi la nuca “L'Hub di norma è letale se c'è altra droga simile nel corpo...ma quello che ti ho dato io è sicuro. Hub Zero. Una formula migliorata”
La ragazza abbassò le mani, ma non parve per nulla rassicurata “Mi stai dicendo che sei riuscito a sintetizzare un Hub superiore?”
“Non lo ho fatto io, ma sì. Hub superiore.” concluse Lio, orgoglioso del lavoro suo e di Derek.
La ragazza non parve altrettanto felice.
“Allora è fatta. Siamo fottuti.”

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