lunedì 26 gennaio 2015

28. Fine


"L'atterraggio non sarà una passeggiata." disse Elysa, manovrando tra i comandi dell'Incrociatore.
"Speriamo che questa bagnarola regga quest'ultimo sforzo!" commentò ironicamente Derek.
Il trio si trovava nella cabina di pilotaggio. Dopo giorni di navigazione, finalmente la meta era stata raggiunta.
Era stato un viaggio all'insegna della tranquillità; i giorni erano passati placidamente, senza nulla da fare se non controllare di quando in quando che l'autopilota non fosse andato in panne. Elysa aveva ammazzato il tempo esplorando la nave e raccogliendo oggetti utili, Derek si era trastullato nel suo amato laboratorio.
Lio non aveva fatto altro che osservare la rotta, scrutando l'orizzonte dello spazio sconfinato. In quei giorni di quiete, dormì poco, e parlò ancora meno.
Fino a che, finalmente, Nidhogg non apparve di fronte a lui. Una palla di fumo verde, niente di più, si sarebbe potuto pensare guardando il pianeta da lì.
Durante la manovra di atterraggio, Lio era inerte. Appoggiato al vetro della cabina di pilotaggio, osservava le nuvole verdastre con sguardo perso, come un bambino che osserva un acquario.
"Fortunatamente, le coordinate indicano esattamente anche il punto dove si trova casa tua. C'è posto per atterrare lì?" domandò Elysa.
Lio non rispose. Continuò a guardare fuori, senza staccarsi dal vetro.
L'incrociatore scese con gentilezza attraverso le nubi, sprofondando nella nebbia. "Ah, me ne ero quasi dimenticato..." sospirò Derek, in preda alla nostalgia.
Arrivati a livello del suolo, Elysa riuscì a direzionare l'atterraggio collocando l'Incrociatore lungo lo stradone principale di Nidhogg. Purtroppo la nave era gravemente danneggiata, perciò il contatto con l'asfalto fu piuttosto brusco.
"Beh" sospirò Elysa, asciugandosi la fronte "almeno siamo vivi."
"Finalmente siamo arrivati. Prossima mossa?" chiese Derek.
Lio osservò l'ambiente esterno: la nebbia quel giorno era particolarmente chiara, il che rendeva l'atmosfera più luminosa del solito. Ma a parte ciò, quella era la solita, vecchia nebbia che avvolgeva il suo solito, vecchio quartiere.
"Lio?" lo richiamò Elysa "Allora? Che intendi fare?"
Lio si voltò lentamente. A terra si trovava un piccolo mucchio di pistole, che Elysa aveva trovato e sistemato lì per ogni eventualità.
Ne afferrò una, e corse via.
"Ma...Lio, che fai?" urlò Derek, schivandolo mentre gli correva contro.
"Lio!" urlò a sua volta Elysa.
Lio non parve curarsi di loro; raggiunse il portellone più vicino e lo aprì.
Si concesse un istante, per inspirare profondamente l'aria umida e contaminata in cui era cresciuto.
Poi ripartì di corsa, diretto verso il centro di West Braxis.
Conosceva quel quartiere come il palmo della sua mano, e nulla era cambiato dall'ultima volta che aveva percorso quei vicoli.
La nebbia.
Zero entrava senza bussare.
La radio squittiva.
Lio rispondeva.
“Sono tanti...”
Le immagini del suo incubo ricorrente balenarono di nuovo nella sua testa, mentre correva a perdifiato. Non avrebbe sopportato quella tortura un secondo di più.
In pochi attimi, raggiunse lo spiazzo centrale.
Era strano, quasi doloroso, attraversare la distesa di macerie senza la rassicurante sagoma del Quartier Generale a vigilare su di lui.
Lio sentì la tristezza prendere il sopravvento.
Rallentò progressivamente la sua corsa, man mano che si avvicinava alla montagna di detriti lasciati dall'esplosione del Quartier Generale. La Via degli Onori, il cimitero monumentale di West Braxis, era però ancora lì al suo posto.
Lio continuò a rallentare, fino a fermarsi di fronte alla lapide di Parcox. Fil, Nick, Benji...erano tutti lì ad aspettarlo, come lo erano tutti coloro che non avevano ricevuto il degno funerale.
Sentì gli occhi inumidirglisi.
"Lio? Lio sei qui?" sentì alle sue spalle. Elysa, confusa e disorientata, lo aveva raggiunto.
Lio si voltò verso di lei.
Le lacrime rigavano il suo volto, mentre si puntava la pistola alla tempia.
"Lio..." continuò Elysa, correndo verso di lui terrorizzata "Lio che stai facendo! Mettila via subito!"
Lio si abbandonò completamente al pianto. Era giunta la fine.
"Mi dispiace..."
Aumentò la pressione sul grilletto.
Elysa non smetteva di urlare e singhiozzare "LIO! LIO NO!"

"King?..."
Una voce, nella nebbia.
Lio aprì gli occhi, un attimo prima che Elysa arrivasse e gli strappasse l'arma di mano.
"Chi...chi è?" balbettò Lio. Non era sicuro di aver sentito qualcosa o esserselo solo immaginato.
Quando la sagoma apparve, emergendo dalla nebbia, Lio dovette sfregarsi gli occhi per essere certo di non stare sognando.
L'uomo che avanzava verso di lui, armato e in guardia, gli era familiare. Lo avrebbe riconosciuto tra mille, nonostante il passamontagna che aveva sulla testa.
"Charlie?" si sbalordì Lio.
"King, sei tu. Sei davvero tu." Charlie sembrava stupito tanto quanto lui.
Lio si gettò avanti ed abbracciò il suo compagno. In quel momento si accorse della mancanza del suo braccio sinistro.
"Ma...che ti è successo?" chiese, afferrandolo per le spalle "Come sei sopravvissuto? E chi altri...?"
"Stiamo bene, King." rispose tranquillo Charlie, puntando il suo fucile in aria e sparando un colpo. "Le truppe rimaste qui ci hanno dato parecchio filo da torcere. Molti non ce l'hanno fatta, e qualcuno, come vedi, ha pagato comunque il prezzo." sottolineò l'ultima frase indicando l'arto mancante.
"Avete...combattuto?" Lio era disorientato. Non credeva fosse possibile trovare dei superstiti.
Eppure, attratti dallo sparo, presto emersero dalla nebbia molti altri individui.
"Non ci posso credere..." gli occhioni esterrefatti di Pac si piantarono su di lui "S-sei vivo...SEI VIVO! Lo sapevo lo sapevo lo sapevo! Zero aveva ragione!"
"Zero?" si mise sull'attenti Lio.
"Lo abbiamo trovato morente in uno dei vicoli." continuò Charlie "Ci ha raccontato cosa ti è successo. Che non eri morto, ma loro prigioniero, e che dovevamo combattere per aiutarti a uscire. È grazie alle sue parole che siamo qui, grazie alle sue parole abbiamo deciso di resistere."
Lio si guardò attorno. Sempre più facce si stavano radunando accanto a lui, molti volti amici, ma anche sconosciuti.
"Chi sono queste persone?" chiese.
"I Marine avevano attaccato tutta la città, rastrellando casa per casa. Per affrontare un nemico così organizzato, abbiamo dovuto mettere da parte i nostri colori e fare fronte comune. Tutti i sopravvissuti dei clan si sono riuniti...e non solo loro."
Charlie indico alle spalle di Lio. Quando si voltò, Lio non poté fare a meno di allargarsi in un enorme sorriso, di fronte alla gigantesca figura di Frank.
"Finalmente sei tornato. Ho dovuto fare da balia ai tuoi ragazzi in tua assenza." il vocione di Frank era inconfondibile tanto quanto la benda sul suo occhio.
"Ci ha guidati, è stato grande!" esclamò Pac "grazie alle sue dritte abbiamo sistemato tutti i Marine!"
"Siete...vivi." sospirò Lio.
"Lo siamo. E tu, King?" domandò Frank "Tu dove sei stato?"
Lio scoppiò a ridere "La risposta ti sorprenderà..."
"Ehi, voialtri!"
Derek correva verso di loro, trafelato "Mi sono perso tra i vicoli! Dovete smetterla di lasciarmi indietro!"
La piccola folla si fece da parte per lasciarlo passare. Derek si avvicinò e aguzzò la vista sul volto deturpato di Frank. "Che mi venga..."
Entrambi incrociarono le braccia e si fissarono per alcuni momenti.
"Boia" disse Derek.
"Alchimista" disse Frank.
I due vecchi amici si sorrisero e si strinsero la mano.
"L'ALCHIMISTA? QUELL'ALCHIMISTA?!" sbraitò Pac, sopraffatto dallo stupore. Presto tutti si avvicinarono a Derek, ansiosi di scoprire di più sul leggendario Alchimista.
Lio guardò la scena.  Di colpo si sentì leggero, come se fossero spariti tutti i pesi che portava con sé.
Un pugno lo investì in piena nuca.
"Ahi, ma che..."
"Non provarci mai più!" lo rimproverò Elysa.
"Ma mi hai fatto malissimo, maledetta pazza!" si lamentò Lio, massaggiandosi la nuca.
"Te lo meriti! Che non ti venga mai più in mente di fare una cazzata simile!"
Lio ridacchiò, guardando di nuovo il gruppo riunito "Non lo farò. Fidati."
Elysa sospirò, poi si diede un'occhiata attorno.
"E adesso?"

Domani, epilogo.

Nessun commento:

Posta un commento